Lettera del Presidente nazionale Casasco a Matteo Renzi
Pubblichiamo la lettera inviata lo scorso 21 luglio dal Presidente Confapi, Maurizio Casasco al Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi.
Illustre Signor Presidente del Consiglio,
mi rivolgo a Lei a seguito dell’annunciata rivoluzione copernicana in materia di imposte per confermarLe che una tale svolta è talmente consustanziale alle necessità delle PMI italiane da essere stata evocata dal sottoscritto appena 48 ore prima della Sua gradita esternazione, in occasione della presentazione del programma all’Assemblea di Confapi del 16 luglio scorso.
In un’ottica di aperta e leale cooperazione, ed ai fini di un’azione governativa la più consapevole possibile, mi permetto quindi di rappresentarLe gli aspetti che Confapi (della cui rappresentatività non è dato dubitare posto che questa conta 86.057 aziende per un totale di 816.762 dipendenti, dati INPS ottobre 2014) ritiene di rilievo cruciale.
Il comune denominatore della proposta sta nel perseguimento di un Fisco modulato in funzione degli aspetti dimensionali dell’impresa, concetto questo che nessun Esecutivo italiano ha mai preso fino ad ora in considerazione, pur essendo esso ormai consolidato in Paesi fiscalmente evoluti, europei e non, quali Spagna, Paesi Bassi, Regno Unito, Belgio e Stati Uniti d’America, solo per citarne alcuni.
Nel dettaglio, ciò che si auspica è:
– introduzione di una progressività (o aliquote agevolate) IRES ed IRAP sulla base di parametri dimensionali che caratterizzano l’azienda;
– applicazione a tutto il sistema tributario del criterio di progressività del tributo ai sensi dell’art. 53 della Costituzione. Quindi anche ai soggetti IRES (come avviene per esempio negli USA). Diversamente occorre pensare ad una riduzione dell’aliquota IRES per i soggetti che non superino una determinata soglia di reddito (Regno Unito, Olanda, Spagna). Significativo è il caso della Spagna dove l’aliquota de “Impuesto sobre sociedades” è fissata dal 2008 al 30%. Dall’anno d’imposta in corso dal 1° gennaio 2011 le piccole e medie imprese (Empresas de Reducida Dimensión) che fatturano fino a 10 milioni di euro sono soggette a un’aliquota ridotta del 25% per la base imponibile fino a 300.000 euro (30% per la quota che supera tale soglia). Due differenti aliquote, inoltre, trovano applicazione nei riguardi delle imprese che fatturano fino a 5 milioni di euro e con meno di 25 dipendenti: 20% fino a 300.000 euro, 25% per la rimanente base imponibile. Ciò permetterebbe ai piccoli e medi imprenditori, che non distribuiscono dividendi, ma investono nella propria impresa, di disporre di maggior capacità di spesa da impiegare in risorse aziendali. E’ evidente, infatti, che minore è l’utile dell’impresa e maggiore è il costo marginale di un investimento. Ciò permetterebbe di calmierare tale fenomeno;
– introduzione di una progressività in ambito di rendimento nozionale sul capitale immesso nell’impresa (ACE di cui al D.L. 201/2011);
– introduzione di un credito d’imposta sugli investimenti in spese di Ricerca e Sviluppo parametrato ad indicatori dimensionali dell’azienda;
– introduzione di una franchigia in ambito di deducibilità degli interessi passivi di cui all’art 96 D.P.R 22.12.1986 n. 917;
– modifica dell’art. 96 TUIR (interessi passivi). La norma di fatto rinvia la deducibilità degli interessi passivi nel momento in cui si verifichino determinate condizioni. A fronte dell’attuale situazione economica, la norma non è più una misura idonea a scoraggiare la sottocapitalizzazione, bensì rappresenta un onere insostenibile per le imprese che vedono sempre di più diminuire il proprio “Risultato operativo lordo” a fronte di interessi in continua crescita. La norma, in particolare, comporta un immediato allargamento della base imponibile nel momento in cui tali interessi risultino eccedenti al 30% del ROL. Tale situazione risulta insostenibile in un momento economico in cui l’incidenza degli interessi sul ROL è destinato inevitabilmente a crescere. Preme sottolineare che nella sostanza tale norma è stata estrapolata dal sistema fiscale tedesco, tralasciando però le eccezioni che esso prevede, tra l’altro, proprio a favore di quelle imprese per le quali il ricorso al credito risulta da un’effettiva esigenza di fabbisogno finanziario “vitale” e non da una strategia di sottocapitalizzazione volta a sfruttare eventuale vantaggi fiscali. In tal senso la normativa tedesca prevede una franchigia all’applicazione della norma che potrebbe essere ipotizzata nel sistema fiscale italiano in € 100.000, pari al 3% della franchigia prevista nel sistema fiscale tedesco!
– Completa deducibilità dell’IMU pagata sugli immobili strumentali relativi all’impresa deducibile sia dal reddito d’impresa che dall’Irap nella sua totalità.
Sono sicuro che il concetto di politica fiscale su base dimensionale, che Confapi da tempo sostiene, potrà contribuire sensibilmente alla realizzazione della “rivoluzione copernicana” da Lei annunciata e che le PMI con ansia attendono.
Va da sé che resto a Sua disposizione per qualsiasi forma di collaborazione nell’interesse del Paese e, in particolare, per illustrarLe fino al minimo particolare tutta una ulteriore serie di potenziali riforme e di idee che, a nostro avviso, possono rappresentare vere iniziative di innovazione.
L’occasione mi è gradita per porgerLe i miei migliori saluti.
Maurizio Casasco